lunedì
20 aprile, ore 09.00
Casa dell'Architettura – p.zza Manfredo Fanti,
47
La diretiva europea del 15 gennaio 2014 invita
gli stati membri ad adeguarsi entro il 2016 sul
tema degli appalti pubblici.
La direttiva (composta di circa 600 pagine) in
sostanza chiede agli stati di uniformarsi a
criteri di innovazione sia nei contenuti che
nelle procedure.
A tal riguardo molti esperti individuano in
questo invito un’inequivocabile riferimento
all’adozione delle procedure di BIM (Building
Information Modeling) nell’ambito degli appalti
pubblici.
Per chi non lo sapesse il BIM è una sorta di
“super-progetto” interdisciplinare che segue
passo passo l’edificio durante tutto il suo
ciclo di vita, a partire dai vari stadi della
progettazione fino alla fase post-costruttiva di
manutenzione. La forza di questo "strumento" sta
nella capacità di condividere simultaneamente ed
istantaneamente flussi interdisciplinari di
informazioni, con tutti gli operatori del
processo edilizio nelle sue diverse fasi
esecutive, abbreviando di molto i tempi e
minimizzando eventuali errori e/o ambiguità.
Per queste motivazioni il BIM, già adottato come
standard da diversi paesi, sembrerebbe la
formula adatta a garantire quel salto di qualità
richiesto dall’Unione Europea ma anche
assolutamente indispensabile a rimettere in
sesto un sistema degli appalti “obsoleto e
farraginoso”.
Roma, lì 16 aprile 2015
Felice Poliseno